Upskilling , incremento della qualificazione
Alcune considerazioni di walter gabetta, Head of global business relationships di BiFACTORY.
Una delle domande a cui più o meno tutti e rimarco proprio tutti, ci poniamo in più modi , con più frequenza e in più declinazioni è:
Il nuovo mondo “DIGITALE in larga parte spinto e guidato dai DATI” è un mondo che ha solo bisogno di nuove competenze ?
Io, voglio intenderle “competenze mutanti”. Dove la mutazione è continua e agganciata agli scenari.
La velocità, la portata e l’impatto del cambiamento tecnologico porta nuove sfide, molte ancora sconosciute alle imprese, alle professioni e all’intera collettività.
Attraversando in largo ed in lungo il mondo delle imprese e professioni, con il quale mi confronto giornalmente nello svolgere la mia attività consulenziale e progettuale, registro e percepisco che seppur la maggioranza dei miei stakeholder è concorde e anche entusiasta sul fatto che l’era digitale porterà benefici, hanno altrettanti timori sul livello di preparazione sia in termini di consapevolezza che di competenze hard e soft “ skills” che noi tutti abbiamo sui temi dei nuovi paradigmi.
Lasciando perdere le ragioni dei benefici, le ragioni della preoccupazione sono veramente concrete ?
Direi proprio di sì, con ragionevole attendibilità visto i trend, un lavoro su tre potrebbe essere interrotto o scomparire del tutto nel prossimi 5-10-20 anni a causa dei cambiamenti tecnologici e dei nuovi scenari di equilibrio tra il lavoro, il modo di relazionarsi e la vita quotidiana. Imprese , professioni, società tutto sarà portato a mutare in un vortice di iper-connessioni e nuove forme di relazione.
Il maggior impatto di questa “mutazione” interesserà i lavori considerati poco qualificati, quelli ripetitivi e quelli supportati da ”regolamentazioni e normative”, cerco di trasferire il concetto che quelle “competenze” che erano figlie dei passati paradigmi ” della certezza” saranno fagocitati dai nuovi paradigmi della liquidità, intesa come fenomeno della nuova “normalità”.
Le “persone” dovranno anche PENSARE IN MODO NUOVO, OSSERVARE E ASCOLTARE IN MODO NUOVO. O meglio, comprendere ed interpretare la tecnologia in genere ed il rapporto con i DATI, per poter fare scelte migliori, cogliere nuovi SEGNALI e opportunità, ma soprattutto essere in grado di navigare il cambiamento.
Per far fronte a queste crescenti sfide, una delle leve è sicuramente l’upskilling: tutte quelle attività esperienziali, formative e di consapevolezza e tese a far crescere le competenze delle singole persone nei loro ruoli, ma soprattutto traghettarli verso i nuovi ruoli e approcci “contaminanti”.
L’Upskilling può e deve significare anche offrire alle persone l’opportunità di “padroneggiare” e comprendere tecnologie avanzate, nuovi approcci di pensiero … su tutte, di capire e gestire l’intelligenza artificiale, l’analisi dei dati, che sono già e lo saranno sempre più le nuove scintille del mutamento.
Ma l’upskilling non è semplicemente una questione di insegnamento alle persone, ma deve portarle a pensare, a contaminarsi a vicenda e soprattutto agire e crescere nel mondo digitale in modo sostenibile nel tempo.
Siamo attrezzati ? Agiamo in tal Senso ? I precorsi sono pronti ? Noi siamo pronti ?
In particolare il mondo delle professioni, in special modo quelle sostenute nel tempo da quello che prima chiamavo “ da regolamentazioni e normative”, dovranno rapidamente affacciarsi ed entrare nel contesto di pensiero dell’ Upskilling e delle sue derivanti. Il loro mercato di riferimento primario, delle imprese in genere ed in special modo delle PMI richiederanno sempre più un supporto consulenziale e sempre meno una mera e cruda attività “amministrativa”.
Il peso si sposterà sull’interpretare i DATI dell’impresa in logica di Business e di mercato…. ma non solo… molto molto di più.
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